Le origini di Pitagora e della sua dottrina
Pitagora fu un grande filosofo, mago e scienziato.Nacque a Samo, sembra nel 570 a. C; il padre era uno scalpellino, la madre proveniva da una famiglia la cui fonte di ricchezza era il commercio marittimo.Tra i suoi numerosi viaggi, si recò in Egitto presso il faraone Amasi, con una lettera di presentazione del tiranno di Samo. Qui rimase per ben 22 anni. Secondo alcune fonti, in particolare Erodoto, egli vi apprese le nozioni di matematica, medicina e magia.Nel 532 fondò a Crotone, una colonia della Magna Grecia, in quella che oggi è la Calabria, una scuola a carattere mistico. Qui egli insegnò una pratica di vita e di costumi di stampo esoterico. Ben presto la scuola acquistò una certa importanza politica, di tipo aristocratico. Quando, però, vinse la fazione democratica scoppiarono inevitabili conflitti. La scuola venne incendiata, molti scolari furono uccisi e Pitagora dovette fuggire a Metaponto dove trasferì la sua scuola.
I pitagorici
Questa scuola oltre ad interessarsi agli studi di filosofia e matematica, seguiva un orientamento mistico e morale i cui principi erano tenuti segreti e solo gli iniziati potevano comprenderli. I pitagorici credevano nell'immortalità dell'anima e nella trasmigrazione delle anime negli altri corpi, anche di animali, dopo la morte: queste trasmigrazioni continuavano fino a che l'anima non avesse ritrovato la sua armonia originaria. La dottrina pitagorica considerava il numero e il rapporto numerico come la vera realtà ; i pitagorici consideravano soltanto i numeri interi ed affermavano:” Tutte le cose che si conoscono hanno numero; senza questo nulla sarebbe possibile pensare o conoscere”. L'idea di una realtà fondata sulle interazioni fra gli opposti, li portò a individuare dieci opposizioni fondamentali.
I numeri come chiave di lettura
Il 10 è anche considerato simbolo di pace e di fratellanza, infatti scambiandosi una stretta di mano, due persone uniscono fra loro le dieci dita. E che il 10 sia sempre un numero speciale lo conferma il fatto che i Comandamenti divini sono 10.
La celebre tetraktis era un numero triangolare che si rappresentava così
Gli stessi numeri si ritrovano nei rapporti degli intervalli musicali .I pitagorici attribuivano un suono musicale ai corpi celesti .Tutti i corpi, quando si muovono, producano rumore, e il rumore prodotto dai corpi celesti sarebbe musicale, perché essi si muovono con rapporti armonici tra velocità e distanze. Noi poi non sentiremmo questa musica celeste solo perché siamo abituati a essa. Tra i numeri quindi esistono rapporti e tra i rapporti è possibile rintracciare una proporzione,ossia uguaglianze di rapporti.Poichè anche i corpi celesti compiono con i loro movimenti percorsi regolari, esprimibili numericamente, i Pitagorici giungono a sostenere l'esistenza di un'armonia delle sfere celesti, non afferrabile dall' occhio umano.Il cosmo dei Pitagorici è costituito infatti da un fuoco centrale, paragonato al focolare di una casa, intorno al quale ruotano la terra, la luna, il sole, i cinque pianeti allora conosciuti, ed il cosiddetto cielo delle stelle fisse.I Pitagorici aggiungono anche l'antiterra situata tra il fuoco centrale e la terra.
Gli stessi numeri si ritrovano nei rapporti degli intervalli musicali .I pitagorici attribuivano un suono musicale ai corpi celesti .Tutti i corpi, quando si muovono, producano rumore, e il rumore prodotto dai corpi celesti sarebbe musicale, perché essi si muovono con rapporti armonici tra velocità e distanze. Noi poi non sentiremmo questa musica celeste solo perché siamo abituati a essa. Tra i numeri quindi esistono rapporti e tra i rapporti è possibile rintracciare una proporzione,ossia uguaglianze di rapporti.Poichè anche i corpi celesti compiono con i loro movimenti percorsi regolari, esprimibili numericamente, i Pitagorici giungono a sostenere l'esistenza di un'armonia delle sfere celesti, non afferrabile dall' occhio umano.Il cosmo dei Pitagorici è costituito infatti da un fuoco centrale, paragonato al focolare di una casa, intorno al quale ruotano la terra, la luna, il sole, i cinque pianeti allora conosciuti, ed il cosiddetto cielo delle stelle fisse.I Pitagorici aggiungono anche l'antiterra situata tra il fuoco centrale e la terra.
Ma numero e proporzione dominano non solo su questa scala cosmica, ma anche all'interno del mondo umano. Essi sono all'occhio dei Pitagorici lo strumento fondamentale per far cessare la discordia tra gli uomini e instaurare l'armonia tra essi, nei loro rapporti economici e politici.
Un'altra figura sacra ai pitagorici era il pentagramma, la stella a cinque punte, racchiusa nel cerchio divino segno di riconoscimento fra gli adepti.
Il pentagramma è rimasto ancora oggi un simbolo sacro o magico, venduto persino come amuleto. Qualcuno ritiene che il pentagramma con la punta in basso acquisti un valore negativo, "diabolico" .
I numeri dell'anima
Ritornando alle dottrine pitagoriche, come i movimenti celesti sono eterni, perchè in essi, per la loro circolarità, il principio e la fine si ricongiungono, così anche l'anima, a differenza del corpo, ha una serie di ritorni periodici. Del ritorno periodico di tutte le cose, diceva il pitagorico Eudemo che, data l’identità del moto e la costanza delle successioni, tutti gli eventi si riprodurranno in un tempo:"così anch' io tornerò a parlare, tenendo questo bastoncino in mano, a voi seduti come ora; e tutto il resto si comporterà ugualmente".
La vita umana partecipa del calore universale ed è in risonanza col sole, portatore di vita; come la pioggia discende dal cielo, entra in terra e poi risale verso il sole, per l'evaporazione del mare, allo stesso modo le anime discendono dal cielo, entrano nella prigione della carne e risalgono verso il Sole al momento della morte. Gli occhi sono le porte del Sole: essi hanno in sé un elemento igneo ed emettono raggi che vanno a cogliere l'oggetto esterno. Ciò spiega le immagini degli specchi. La visione è possibile solo attraverso l'acqua e l'aria, che sono fredde. La nostra voce è formata dall'etere freddo e invisibile.
Abbiamo in noi quattro vite successive, incastrate l'una dentro l'altra. L'uomo è un minerale, perché ha in sé lo scheletro, formato da sali e da sostanze minerali; attorno a questo scheletro è ricamato un corpo di carne, formato di acqua, di fermenti e di altri sali. L'uomo è anche un vegetale, perché come le piante si nutre, respira, ha un sistema circolatorio, ha il sangue come linfa, si riproduce. E anche un animale, in quanto dotato di motilità e di conoscenza del mondo esterno, datagli dai cinque sensi e completata dall'immaginazione e dalla memoria. Infine è un essere razionale, in quanto possiede volontà e ragione. Abbiamo dunque in noi quattro vite distinte e dobbiamo quindi conoscerci quattro volte. c) Ogni giorno dobbiamo compiere un duplice esame di coscienza, una doppia pesata della nostra anima o psicostasia. Al mattino dobbiamo elaborare il nostro piano d'azione per la giornata, e la sera dobbiamo fare il bilancio di quanto siamo riusciti ad attuarne.
I Versi Aurei lo affermano senza equivoco:
"Uscendo dal dolce sonno - dice Porfirio nel suo testo - devi innanzitutto riflettere con la massima cura sulle diverse opere che dovrai realizzare nel corso della giornata. La sera, poi, non devi mai lasciare che il sonno chiuda le tue pupille senza prima sottomettere alla ragione le azioni compiute di giorno, chiedendoti: quali trasgressioni ho commesso? Cosa ho fatto? Quale dovere ho dimenticato? Verifica tutti gli atti compiuti cominciando dal primo: se scopri di avere agito male, rimproverati; se hai fatto bene, rallegrati con te stesso» (Versi Aurei, 40-44). Questo esercizio quotidiano della psicostasia ci permetterà costantemente di «fare il punto» sul nostro progresso morale.
Da dove proviene la nostra anima? Secondo Cícerone, che riprende certe tesi degli antichi, essa deriva dall'anima cosmica e si lega al corpo fisico nel quale è caduta. L'anima è un numero che si muove per propria virtù e cade in un determinato corpo seguendo una segreta affinità.
Qual è il motivo di questa caduta? E’ per il suo bene, per il suo progresso, per evolversi verso la perfezione e per ridiventare un giorno degna di appartenere di nuovo alla sua patria celeste.
L'anima è limitata dal corpo in cui è racchiusa, sia per quanto concerne la conoscenza che per l'irraggiamento. Essa non può morire per rinascere: è la dualità corpo-anima che perisce, per rendere possibile una reintegrazione celeste grazie a questa rottura del legame che la vincola alla terra. L'uomo muore nel senso che il suo corpo fisico ritorna alla terra; la particella di etere caldo della sua anima sussiste per un certo tempo dopo la morte, poi morirà a sua volta, e sarà questa la seconda morte. Ma la particella di etere freddo è immortale e subisce la legge delle peregrinazioni fino alla sua ascensione finale".
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