La bella donna

unguento|streghe



La belladonna e' una pianta largamente utilizzata nel passato in campo esoterico come strumento che favorisce la Veggenza e l'Uscita in corpo astrale. Di per sé la belladonna e' una pianta tossica e presa in dosi elevati può provocare una violenta contrazione della faringe e sospendere ogni tentativo di deglutizione. Inoltre porta con sé un effetto allucinogeno.






Aspetto



Si presenta in natura con un odore nauseabondo con degli inquietanti fiori di un livido rosso porpora. . La belladonna appartiene alla famiglia delle Solanacee (Atropa belladonna) detta in Italia anche Morella furiosa, sedano maggiore o tabacco selvatico. E' una pianta vischiosa; ha una radice grossa, carnosa e rugosa.


E' tossica in ogni sua parte, e se ingerita in quantità (bastano dieci o venti bacche prodotte dalla pianta per provocare la morte di chi le ingerisce. Il suo nome deriva dal fatto che in Italia era usata dalle belle dame come collirio che donava agli occhi un magnifico splendore (infatti, in essa è contenuta l'atropina che permetta la dilatazione degli occhi). Fu spesso utilizzato insieme a piante come la datura per realizzare il famoso "unguento delle streghe " la cui tossicità era così elevata che permetteva di penetrare al di sotto dell'epidermide.



Volo delle streghe



Studiosi tedeschi della stregoneria nel 1902, vollero sperimentare la ricetta di questa pomata, che scoprirono da un documento del XVII sec.: dopo essersi cosparsi il corpo del preparato, essi caddero in un sonno che durò ventiquattro ore. In realtà il sonno indotto dalla pomata era una sorta di trance che trascinò "le cavie" in corse sfrenate, piacere intenso, danze frenetiche. Al risveglio cedettero di aver partecipato veramente al sabba delle streghe. La conclusione fu che tutte le confessioni estorte alle malcapitate condannate di stregoneria, le quali sostennero di aver volato durante i loro cerimoniali, in realtà non fu menzogna ma allucinazione indotta dal veleno. Infatti, pare che le streghe europee, nel Medioevo, praticassero una cerimonia durante la quale si sfregava sul manico della scopa un unguento che conteneva bella donna. Sedendosi sul manico, la strega assorbiva la sostanza attraverso la pelle della vagina, che risulta essere una zona sensibile e ricca di terminazioni venose, cosa che permetteva l'assimilazione veloce e uno stato di grande eccitazione sessuale, viaggiando con la mente come in un trip indotto da droghe sintetiche.

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